dice una donna in fuga dal mondo nella foresta amazzonica, dopo la morte del padre e una gravidanza non portata a buon fine. Abituati a sentire simili concetti esposti da Antonella Elia sull\’isola dei presunti famosi, per un attimo si fatica a dare il giusto spessore alle frasi dell\’intensa Jasmine Trinca. Poi si è invasi da un film/fiume che palpita e purifica: mai visti tanti corsi d\’acqua – con relative immersioni – a fare il paio col fluire di pensieri e rimorsi. Una suora, gli indios, poi solo la necessaria solitudine sotto una luna immensa che indica il viaggio e non la meta. Via dal misticismo; attrazione e rimorso per quei bambini che lei non può avere. Il terzo lungometraggio di Giorgio Diritti vola alto e fa il suo giro con nobili immagini elevate a cui nuocciono gran parte delle parole. Notevoli invece i silenzi che cercano il dialogo. Cinema arduo, ma che esige un abbraccio, o forse lo implora – pur senza mostrarne lo slancio dietro la solennità dei tronchi e della regia.
No Comments
No Comments