. Questa bugia figlia di un amorevole senno obliato – cinque parole che avrebbero fatto inorridire Freud – scatena l\’inferno nella vita, già complicata da un litigioso divorzio, del maestro d\’asilo di un villaggio danese. Subito il marcio ricolora ogni gesto fino ad allora ritenuto benevolo, quando la figlia del suo migliore amico lo accusa di atti osceni mescolando la visione di un video pornografico del fratello con il rancore infantile verso l\’adulto a cui regala cuori e bacetti (respinti) sulla bocca. Indagini e psicologi superficiali, ragazzini che si contagiano con brutte invenzioni (come nel controverso caso di Rignano Flaminio). L\’uomo viene tumefatto nel corpo, negli affetti, nello spirito. Resiste. Si ritrova faccia a faccia con la bimba e suo padre in una delle scene più toccanti del cinema recente. Diretto da Thomas Vinterberg, che già servì mirabilmente in tavola il tema della pedofilia in “Festen”, lo straordinario Madds Mikkensen, premiato a Cannes, una vaga somiglianza con De Andrè, è il perno di un film perfetto che gioca sul parallelo con la caccia (titolo originale): quella all\’uomo e quella al cervo. Un tiro a segno in cui l\’ipocrisia ha licenza di uccidere.
No Comments