Nelle gabbie di cemento di Buenos Aires (il titolo indica le pareti comuni) nidificano un web designer la cui vita è totalmente virtuale e una architetto che si occupa solo di vetrine e manichini. Sono simili e vicini, i loro percorsi e i loro destini si intrecciano di continuo, condividono depressioni e commozioni, eppure sono lontanissimi, frustrati e soli. Non risuona la sublime \’musica del caso\’ di Kieslowski o di Paul Auster, ma un un regista esordiente, ricco di ottime idee scenografiche, sa raccontare lo smarrimento e la tentazione di esistere dei protagonisti. Tra grattacieli ed esistenze bisognose di luce, brillano raggi di ironia che conducono a un romanticismo inevitabile e liberatorio. Ma genuino.
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