Esaurita la trilogia di Sam Raimi, riecco subito (se no scadevano i diritti) l\’adolescente senza genitori Peter Parker che indossa la tuta aderente di Spider-Man dopo essere stato punto dal ragno fatidico, ma dopo aver lasciato molto più spazio alla sua trista infanzia. Stavolta se la va a cercare: sguazza curioso nel laboratorio di un ex collega del padre che studia pericolosi innesti tra cellule umane e animali. L\’amore con la figlia del capo della polizia (che lo detesta e lo combatte) sfocia in effusioni banali: niente baci a testa in giù, ma i due protagonisti si sono fidanzati davvero. Andrew Garfield è più ciuffoso e spavaldo di Tobey Maguire; Emma Stone più bambolina di Kirsten Dunst; l\’azione sfrutta il supereroe in troppo frettolosa replica e un kattivo che sa di Godzilla e lo sa. Il regista semina allusioni sul costante ripetersi delle Grandi Storie. Che invece sono \’amazing\’ (meravigliose) solo quando decollano originali.
Post Scriptum. E\’ ovvio che, in onore alla parola data (BASTA SUPEREROI AL CINEMA! EMBARGO DI ALMENO 5 ANNI!!), scrivo quanto sopra a ragion non veduta. Poco ho sbirciato tra le ragnatele e molto mi fido di Filippo Mazzarela che l\’ha definito
THE AMAZING SPIDER-MAN

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