Real Stories
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Ogni stroncatura non è che un atto di amore tradito
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I MERCENARI 2

Un film d\’azione affollato da simpatiche cariatidi (il 65enne Schwarzy su tutte); una cine-Villa Arzilla dove muscoli e rughe combattono con foga autoironica. L\’ex governatore della California deve vedersela col cattivo interpretato da Jean-Claude Van Damme (52), reduce da una carriera fatta di bicipiti e acrobazie, ma anche da guai giudiziari per la sua dipendenza da alcol e cocaina. Nella trama/palestra che mescola vendette private e missioni impossibili – ci sono una fanciulla e il mondo intero da salvare – si esaltano Sylvester Stallone (66), Chuck Norris (72), Bruce Willis (57), Jet Li (49) e Dolph Lundgren (54) che replicare in eterno il suo: . Ma anche giovani pettorali: quelli del 35enne inglese Scott Adkins, che coniuga sorriso tenebroso e arti marziali, e queli del 22 australiano Liam Hemsworth, mascotte sexy del gruppo, nonché fratellino di Thor.

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DREAM HOUSE

L\’editor di successo Daniel Craig lascia il lavoro per ritirarsi in una casa del New England con la moglie Rachel Weisz e scrivere un libro. Ma la magione è stato teatro di orridi fatti di sangue che vi hanno lasciato strascichi sinistri… Trama abusata e film travagliato che ha messo d\’accordo tutti: rinnegato dal talentuoso regista irlandese Jim Sheridan, dai due protagonisti che si sono rifiutati di promuoverlo, dalla critica che l\’ha stroncato e dal pubblico che l\’ha trascurato a dispetto dei nomi celebri nel cast (c\’è anche Naomi Watts, sebbene non se ne capisca la ragione). Unica nota lieta: Daniel Craig e Rachel Weisz si sono innamorati durante le riprese, e poi sposati.

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LA CONGIURA DELLA PIETRA NERA

Pioggerellina di nome, tempesta sanguinaria di fatto. E\’ la spietata sicaria, a capo di una setta a caccia di una carismatica reliquia, interpretata dalla volteggiante Michelle Yeoh, armata di spada. Decide di cambiare vita e lineamenti, si innamora e si sposa, ma il suo passato torna violentemente a stravolgerle il destino. Al regista d\’azione John Woo, che due anni fa portò in dono questo film a Venezia che gli conferiva il Leone alla carriera, piace sottolineare le pulsioni romantiche che lo percorrono, ma la verità è che si diverte da morire a girare cinema wuxia, il fantasy di cappa e spada popolarissimo in oriente. Instancabili coreografie di duelli volanti che oscillano tra il balzo verso l\’arte e il gusto di compiacere la meraviglia del pubblico. Odio, amore e lame per affilato intrattenimento estivo.

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in memoria di TONY SCOTT

Ecco, io sarò uno stupido, un cinico infantile, un Uomo Che Guarda i film barcamenandosi sull\’idea chi si possa credere all\’impossibile ma mai all\’improbabile (Oscar Wilde) agganciando questa idea al nefasto mondo degli effetti speciali. Ecco, a me non torna, a me disturba, a me fotte il cervello (facile al tilt cine-reale), a me altera l\’indole critica, che un regista possa suicidarsi gettandosi in acqua da un ponte alto 70 metri dopo aver girato per tutta la vita film in cui il tuffo si risolveva con due bracciate dell\’eroe in fuga che poi risaliva a riva, neanche tanto bagnato.

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BATMAN – IL CAVALIERE (mai) OSCURO

Un regista di prestigio può molto, anche perdere la magia (The prestige, per la precisione) e nasconderne la mancanza dietro un costante (e)ruttare di eventi e dialoghi ridondanti a vuoto. Riuscirà comunque a far credere a qualche recensore (Natalia Aspesi per la precisione) che è stato nobile nel non cedere al 3D. Peccato abbia offerto il fianco, l\’orecchio, l\’occhio, le narici e ogni altro orifizio a tutti i cliché del nefasto genere \’film di supereroi\’ che può incassare quanto cavolo gli pare, ma resta – anzi ormai si staglia fulgido – come un sottogenere a spartito scontato. Per non parlare – sebbene le trame non parlino d\’altro – dell\’abuso di effetti speciali che ormai hanno cancellato le caratteristiche dei protagonisti: che Spider-Man abbia i superpoteri e Batman no, neppure te ne accorgi più, tante sono le fantascienze improbabili in campo (per quelle impossibili abbiamo ben più alto rispetto, Oscar Wilde docet): effetti collaterali cancellati dagli effetti speciali. Lontano anni luce dagli anni dark di Tim Burton, Nolan appiattisce Gotham City su Manhattan e scolpisce un eroe nero (non è difficile) intriso di cupi rimorsi altruisti e squarciato da lampi di luce quando anela alla libertà (con consueta pippa zen) o cavalca la bomba atomica con posa inesplosa (ops, spoiler… MA I FILM FATTI DI CLICHE\’ NON POSSONO ESSERE SPOILERATI ESSENDO ESSI STESSI LA NEGAZIONE DELL\’IMPREVEDIBILITA\’). Chi vuole sorprese si rivolga – come forse direbbero Walter Siti e Carmelo Bene (che qui sembra doppiare Batman) a coloro che sparano sugli spettatori e sui loro figlioli: gente che supereroi cerca e supereroi trova, e trova gli unici possibili fuor di fumetto (e anche dentro): gli skizzati senza un preservativo di autocoscienza a contenerli. Piace Anne Catwoman Hathaway; Gary Oldman sembra sempre Mastro Ciliegia; Cillian Murphy gli si accompagna come il giudice di Pinocchio; Marillon Cotillard seppe morire alla grande come Edith Piaf ma non qui (SPOILER e amen, vedi sopra); Joseph Gordin-Levitt ha cascate di buona coscienza; Michael Alfred Caine e Morgan Lucius Freeman fanno sì che l\’indebitata magione rimanga villa arzilla. Christian Bale e Tom Hardy se le suonano a turno in una sinfonia muscolare di siderale banalità alternata. Durata extralarge con (pretestuosi?) discorsi politici da Dottor Zivago. Un antieroe che alla fine ci restava secco in tram. Tutto il contrario di questa (inde)fessa sequela di supereroi instancabili, immortali nei fanta-elicotteri. E più numerosi degli insetti molesti. Tra le decine di seguiti in cantiere non manca giustappunto tale Uomo Formica, del quale mi onoro di non sapere un beato cacchio di nulla. Degli altri vorrei tanto essere più ignorante assai, e da oggi in poi mi ci cine-impegno pure.

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BENVENUTO A BORDO

Per vendicarsi del suo ex capo ed amante che l\’ha scaricata e licenziata, la responsabile delle assunzioni di una crociera assume come animatore il peggior elemento possibile: senza esperienza, pigro, impicciato e impiccione (Franck Dubosc: occhi azzurrissimi e comicità brizzolata che vengono dalla tv d\’oltralpe). Il folletto di bordo si aspetta un capitano barbuto che puzzi di pesce, invece ha a che fare con Luisa Ranieri che lancia ondate sexy e lo salva dal naufragio professionale. Tono da Love Boat, molta disco music, gag da calma piatta con un pessimo cavallone: prima del tragico \’inchino\’ all\’Elba, il comandante Schettino è stato consulente della produzione (il che rende l\’uscita del film da noi più imbarazzante che necessaria).

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CHEF

Un cuoco dal tocco raffinato fin dal primo soufflé cucinato a 5 anni (Michaël Youn, azzeccatissimo) e un famoso chef in crisi di ispirazione (Jean Reno, ingrassatissimo) si uniscono per salvare l\’uno le mancanze dell\’altro. Il primo è finito a lavorare come imbianchino e ha una moglie in dolce attesa; il secondo rischia di perdere una preziosa stella sul curriculum da gourmet e persino il locale. Commedia gastronomica francesissima, servita su un letto di comicità prevedibile ma spesso efficace. La triglia alla zucca è paragonata ai capolavori di Michelangelo e non mancano pepate frecciate alla \’cucina virtuale\’: tanto fumo di Nouvelle Cousine e nessun arrosto.

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L\’AMORE DURA TRE ANNI

. Secondo Frédéric Beigbeder, regista del film e autore del libro a monte (autobiografico, l\’ha scritto sull\’onda amara di un divorzio) la durata di ogni ciclo è di circa tre anni. Colpa di sms e social network che consumano in fretta ogni passione creando uno . Il suo debutto sul grande schermo ha echi di Truffaut e un tocco fanciullesco che sdrammatizza le vicende del protagonista, il quale conquista l\’amore della moglie del cugino che però lo disprezza – ignorandone l\’identità – come autore del best seller che enuncia la data di scadenza di ogni amore. Ma esiste un\’eccezione alla regola: fare un figlio nel frattempo. Misoginia acuta destinata a passare, tono leggere destinato a intrattenere, film svolazzante destinato ad atterrare nel dimenticatoio.

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BIANCANEVE E IL CACCIATORE

A poche settimane di distanza dalla fulgida apparizione sul grande schermo della regina cattiva Julia Roberts, tocca a Charlize Theron replicarne il ruolo nell\’ennesima rivisitazione di un favola che da decenni lotta per allontanarsi da Disney e risultare malvagia e cruenta quanto voluto dai fratelli Grimm. Se la bad pretty woman si immergeva nei lombrichi pur di essere la più bella del reame, l\’attrice sudafricana si cala in un bagno di latte: maquillage indispensabile prima di presentarsi al fatidico specchio, spesso e volentieri abbigliata con geniali abiti fatti di insetti. Stavolta Biancaneve è un\’eroina: Kristen Stewart smette le tremanti incertezze di “Twilight” e lotta per la propria vita e per il suo popolo col piglio di una Giovanna d\’Arco tra otto (!) nani. Il cacciatore è Chris Thor Hemsworth, a sua volta reduce dal film precedente dove – comunque innamorato – interpretava però il principe.

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THE AMAZING SPIDER-MAN

Esaurita la trilogia di Sam Raimi, riecco subito (se no scadevano i diritti) l\’adolescente senza genitori Peter Parker che indossa la tuta aderente di Spider-Man dopo essere stato punto dal ragno fatidico, ma dopo aver lasciato molto più spazio alla sua trista infanzia. Stavolta se la va a cercare: sguazza curioso nel laboratorio di un ex collega del padre che studia pericolosi innesti tra cellule umane e animali. L\’amore con la figlia del capo della polizia (che lo detesta e lo combatte) sfocia in effusioni banali: niente baci a testa in giù, ma i due protagonisti si sono fidanzati davvero. Andrew Garfield è più ciuffoso e spavaldo di Tobey Maguire; Emma Stone più bambolina di Kirsten Dunst; l\’azione sfrutta il supereroe in troppo frettolosa replica e un kattivo che sa di Godzilla e lo sa. Il regista semina allusioni sul costante ripetersi delle Grandi Storie. Che invece sono \’amazing\’ (meravigliose) solo quando decollano originali.
Post Scriptum. E\’ ovvio che, in onore alla parola data (BASTA SUPEREROI AL CINEMA! EMBARGO DI ALMENO 5 ANNI!!), scrivo quanto sopra a ragion non veduta. Poco ho sbirciato tra le ragnatele e molto mi fido di Filippo Mazzarela che l\’ha definito .

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